martedì 27 dicembre 2011

My Christmas Tree

C'è un albero nella mia cucina. E' il mio albero di natale, l'albero che ogni anno addobbo con cura e fantasia. Gli voglio bene, rispecchia la parte di me più colorata e festaiola in senso buono. Quest'anno però sembra avere qualcosa di diverso. E se anche lui sentisse la crisi e ci accogliesse per questo motivo ogni mattina con un tiepido sorriso? E' forse invece stufo di passare 11 mesi e mezzo chiuso in una cantina umida e puzzolente e, risentito, ha deciso di snobbarci un pò? O chissà, magari ha assorbito i fastidi e la pesantezza di questo ultimo grave anno e si sente più vecchio e meno paziente.
Ad ogni modo, sembra distante, poco convinto, nonostante la sua dimensione che lo rende importante all'interno della cucina non troppo ampia, nonostante io sia la persona che più lo cura e lo apprezza. Credo abbia letto nella mia mente la voglia pazza di vedere un altro albero, un albero enorme che dagli anni di 'Mamma ho riperso l'aereo' mi perseguita e attira, un albero che ho avuto l'illusione di poter vedere, che abita lontano lontano nello spazio e nelle ore, un albero che invece mi è stato negato, assieme ad un pezzo di dignità.
Ma è stato grazie a questo 'non incontro' che ho avuto modo di ricominciare a star bene, lucida nel farmi passare davanti agli occhi mesi di vita non vissuta, ricordi di ore passate nel peggiore dei modi, con la chiara immagine di quanta follia e quanto non rispetto io mi sia trascinata dietro in tutto questo tempo. Il mondo è pieno di pazzi e io credo di non avere più voglia di attirarli e di esserne attirata. Ben venga la predisposizione nei confronti delle novità, il coraggio di scegliere a testa alta, di fare, di guardare negli occhi e di essere convinta di aver ragione. Perchè, alla faccia di chi tempo fa con disprezzo mi ha condannata per questo fatto, io SO di aver ragione, almeno questa volta, almeno contro chi giudica e critica come se davanti a sé avesse uno specchio, ma che, senza palle, non sa vivere da leone nemmeno un timido giorno della sua grigia esistenza.

mercoledì 30 novembre 2011

Dignità, no grazie?

E' davvero necessario chiedere in continuazione "Come va?" ad una persona palesemente in difficoltà, in cattivi rapporti con la sua stessa vita da ormai troppo?


No.


O almeno, io sento di avere il buonsenso di farmi marcire in gola quella stupida domanda retorica quando vedo un'espressione maligna - in tensione, pre esplosione - sofferente.


E allora, perchè tutti gli altri invece mi guardano e, inevitabilmente, aprono quella squallida bocca che, avara di parole intelligenti, pronuncia quel "Come va?"? Forse i miei occhioni non sono così lucidi e spalancati come quelli dei mici giapponesi? Forse il mio ghigno è ancora troppo poco malato rispetto a quello che siete abituati a vedere tra le mura domestiche? O è perchè quella ormai famosa bottiglietta di Cachaça è ancora chiusa?


Beh, non mi interessa, non ho il minimo stimolo a conoscere le vite altrui, queste sopravvivenze costruite sul già fatto e il 'si fa così'. Ogni volta mi rivedo dentro un fumetto che si forma a lato testa mentre, con svariate armi improprie, procuro loro del dolore, con la migliore smorfia creata da Rodriguez per i suoi personaggi. Sogni. Incubi. O forse solo una realtà che mi sta stretta e più lo penso più ci credo, più mi dico 'sono mesi che lo pensi-dici-credi' e più mi autocritico e mi inca**o con me stessa.


Sicuramente ne uscirò e quando succederà il mio bagaglio sarà pesantissimo. Lì dentro non ci saranno convizioni di sapere chissà cosa, niente conoscenze universali, niente importanza al detto, fatto e risolto, ma avrò ben chiara l'idea di quanto in là io mi possa spingere con i miei nervi, con i miei mezzi, di quanta gente inutile o cattiva esista, di quanto menefreghismo, di quanta furbizia, follia, scorrettezza.

La cosa peggiore è scoprire che delle persone riescono a calpestare a pie pari la tua dignità senza nemmeno rendersene conto. Brutto. Squallido. Per chi la subisce la violenza, sì. Ma stando da questa parte vi dico che cento volte sceglierei di stare dalla parte della vittima, perchè abbassarmi ad un livello tale mi farebbe tanto schifo da non potermi sopportare.

martedì 25 ottobre 2011

Graffi

Should I stay or should I go? Me lo chiedo, me lo ripeto, in un vortice di domande alla 'up up up and down, turn turn turnaround, round round roundabout and over again'.
Trovo spunti di riflessione nelle trasmissioni più disparate, guardando le persone più assurde, mettendomi a ragionare sui temi più profondi e inquetanti alle ore peggiori del giorno e della notte. Sarà per questo che involontariamente ho ripreso a graffiarmi mentre dormo? No, niente sesso notturno sfrenato, sadomasochismo o giochetti erotici 'che potrebbero finir male', solo delle unghie apparentemente inesistenti che rispondono allo stimolo cerebrale di scaricare i nervi. C'è chi per stress digrigna i denti, dando vita al fenomeno del bruxismo, chi soffre di sonnambulismo, io invece mi graffio gambe, pancia, viso, e se per caso timidamente provo a cercare in Google qualche testimonianza, tutto quello che trovo ha a che fare con i gatti. Mah..
E mi ritrovo quindi a ragionare sul futuro, nonostante le continue invasioni di territorio di immagini che non mi appartengono, ma che creo involontariamente: persone e situazioni che non mi riguardano e non ho vissuto, ma che, dispettose e insistenti, vengono a visitare la mia immaginazione per creare ulteriore confusione. Ormai dovrei averle accantonate, non dovrebbero più essere motivo di batticuore e ansia, ma forse per tutto questo mi ci vorrà ancora un pò di tempo. O altro.
Dicevo, mi trovo a riflettere sul futuro e spesso mi prende la paura di non aver costruito niente, di avere 28 anni e niente in mano, nonostante un diploma, una laurea, 2 anni e oltre di esperienza lavorativa.
Guardo il mio hip hop azzurro, mi viene voglia di essere al mare, di vivere altrove, condurre una vita che oltre ai doveri ti dia tanto anche a livello conoscitivo, culturale, un bel paesaggio da vedere, un giro rilassante da fare, dei colori intensi da respirare, un divertimento da sfruttare fino in fondo. Poi mi calmo un attimo, cerco di riprendere la situazione in mano con un pò di lucidità e sento una voce che mi dice di non voler essere più veloce nei ragionamenti di quanto si possa fare con i fatti. Un pò di pazienza, Valentina, non sei mai rimasta seduta ad aspettare che il mondo ti crollasse addosso per spostarti. Non voglio dare la colpa come fanno tutti al momento, al disagio che tutti stiamo vivendo. Sì, è vero, è effettivamente così e non si scappa da questa apatia generale che respiriamo quotidianamente, ma volendo ce la si fa. Volontà. E basta sbattimenti, lacrime, pessimismo, lagne colossali. Basta. Già dirlo e affrontare la tristezza che tanto spesso mi ha accompagnata in questi ultimi due anni mi rincuora e mi fa capire che sono tornata.

venerdì 14 ottobre 2011

ottobre inutile

Ieri sera, e non è certo la prima volta che mi capita, mi sono sentita dire candidamente che non è semplice entrare in questa mia testolina. Quando capita, la mia reazione è sempre la stessa: mi si crea in volto un sorrisetto che racchiude in sé un istinto naturale al ragionamento profondo sul perché, come, cosa, misto ad un senso di soddisfazione e orgoglio. Non credo di essere così particolarmente criptica, ma questa mente dalle serrande abbassate, unita a quel 'e poi ti ho vista, ti ho studiata, tendi ad isolarti', mi fa certo pensare. Sì, lo so, da piccola ero uguale. Davvero pochi problemi (la Barbie col piede fracassato; la mamma che non ti vuole comprare un cane E NEMMENO QUEL CANE FINTO DELLE PUBBLICITA' CHE QUANTOMENO SI MUOVE, ecc...), ma il carattere, l'impriting è questo. Scambiata per asociale alle elementari, per satanista che incute timore al liceo, per streghetta pseudo-lesbica all'università (infatti non ho mai visto girare assieme due amiche, due ragazze, no, mai davvero..).
E ora, forte dei miei 28 anni, ma indebolita dagli acciacchi e dagli eventi-maledette persone, eccomi qui, analizzata e psicanalizzata dagli amici che mi girano attorno.
E quando pensi di avere effettivamente un problema con il mondo, ecco che ti si presenta davanti la coincidenza giusta per cui torni sui tuoi passi e, con un pò di sollievo e un pò di imbarazzo, ti accorgi di essere mille volte più coerente e lucida di molti altri. Ora so che la mia metafisica laurea in psicologia è vicina, ma quando ad avere problemi sono le persone a cui vuoi bene è sempre difficile ragionare con obiettività.
Ma arriverà il giorno in cui dovrò parlare, anche se so già che le mie parole saranno disperse nell'aria nella migliore delle ipotesi.
Parlo troppo? Sì. Parlo male? Sì. Parlo pesante? Sì. E allora cambio interlocutore.

giovedì 29 settembre 2011

Travelling around the world

Voglia matta di partire, istinto naturale che chiede novità, volti nuovi, odori nuovi, strade nuove...
E non c'è posto dove non andrei. O meglio, come è normale che sia, ci sono luoghi che mi mettono paura lasciandomi un pò perplessa, ma allo stesso tempo esercitano su di me uno strano fascino; altri li raggiungerei anche SUBITO, basterebbe avere il teletrasporto. O la DeLorean. DOOOOOOOC......
Così mi ritrovo a sfogliare giornali, viaggiare in internet, sto di fronte a video che trascinano con forza dentro lo schermo, inizio a camminare lungo vie che non conosco, incontrando facce che mi dicono tutto e subito, proprio perchè mai viste, ma in realtà sono qui. La mia fastidiosissima quotidianità è essere qui, seduta davanti ad un pc. E mi mancano i rumori, gli odori, i sapori, il perdersi, l'effettivo vivere l'esperienza che manca.
ROUTINE. Cosa si può fare contro questa maledetta piaga che sotterra ogni essere vivente con un minimo di risentimento verso la normalità-quotidianità-staticità? Non pretendo scossoni da film, non faccio della mia vita un'avventura aperta a tutto e a tutti, ma puntualmente dentro di me lo stesso panorama visto per troppi giorni e troppe notti deve necessatriamente venire prima o poi modificato, pena lo sconforto più totale, la tragica apatia che sfocia in qualche timido e imbarazzante scontro con le persone, con me stessa, rabbia e fastidio a chi non ne può niente, o a chi parte di colpevolezza ce l'ha, ma non se ne rende conto, o forse non abbastanza.
Se non trovassi il viaggio in solitaria un modo per vivere a metà le esperienze partirei anche da sola, ma credo che il non poter condividere con nessuno ciò che vedi o senti dia davvero uno scarso risultato alla riuscita del viaggio. Io....io devo poter parlare, far notare, ridere, ragionare, devo avere qualcuno con me degno di portare a casa e dentro di sè per sempre quel pezzettino di vita, o mi sembra di non poter gustare appieno l'esperienza.
Saprei dove andare, saprei con chi, il passaporto è lì e ogni mattina prova a farsi sentire, richiama la mia attenzione, ma per ora anche lui non può far altro che lamentarsi, stanco e stufo di passare ogni giorno nel mio salotto di Agordo, invece che respirare l'aria di mare di *************, o il calore del ************, o.......................
Se fosse facile. Sarebbe facile. Invece no, non mi è dato di divertirmi, di vivere. Bisogna stare qui, farsi problemi, paranoie assurde, aspettare che la perfezione cada dal cielo per farti provare chissà quale smarrimento.
Più Rammstein - Meno Luca Carboni 

venerdì 26 agosto 2011

Pisces - Pesci - Piscis - Poissons - Рыбы - برج الحوت

Dico sempre che è il 'segno spazzatura' dello zodiaco e se la gente si arrabbia mi impegno a puntualizzare che quello dei Pesci è il mio segno zodiacale e ne parlo come voglio!
C'è chi segue l'oroscopo assiduamente, chi invece non ci crede minimamente e addirittura lo trova una stupida perdita di tempo, un'idiozia. Io me ne sto nel mezzo. A volte ascolto distrattamente qualche voce del telegiornale della mattina, ma pensare che poche parole possano raccontare e raccogliere la giornata di tanti individui è a dir poco assurdo, o l'astrologia sarebbe una scienza a tutti gli effetti. Sono invece una convinta sostenitrice delle 'linee guida' di un segno: sarà un caso, ma la maggior parte delle volte mi sono ritrovata a capire di che segno potesse essere una persona in base al carattere e alle sensazioni che ispirava dai comportamenti. Chiaramente anche in questo caso le situazioni non sono legge divina e le differenze palesi in due soggetti nati grossomodo negli stessi giorni esistono benissimo, ma credo che nella stragrande maggioranza delle volte il momento della nostra nascita venga influenzato e influenzi il nostro carattare in base alla posizione dei pianeti e quant'altro.
Di noi piccoli pesciolini più o meno colorati dicono che siamo governati da Giove e Nettuno, segno d'acqua di qualità MUTEVOLE. Che significa? Che potrei scadere da un giorno all'altro o che passo le mie giornate talmente tra alti e bassi da sentirmi perennemente in giostra? Bah, valli a capire certi esperti..
Ad ogni modo, fa sempre piacere essere 'scusati' da altri se, come viene riportato nei maggiori siti di oroscopi, il Pesci canonico si isola nel suo mondo emotivo-creativo-sensitivo-.... che gli dona una CERTA criticità nei confronti di tutto ciò che è 'altro'. Che dire, Dylan Dog per un soffio non è Pesci: lui ha il "5° senso e mezzo", noi ci diamo dentro direttamente col 6°. Altro bah, fosse così non mi troverei in mille situazioni cretine, ma forse questo è più un problema mio che del mio segno. Troppo facile scaricare sulla posizione astrale dell'universo il 4 marzo 1983 tutti gli sbagli e i malumori. Vero è che ci danno dei 'buoni', influenzabili e poco capiti dal resto del mondo crudele, ma anche il più carciofone dei Pesci sembra avere la possibilità di dimostrare qualcosa se proprio lo vuole, innovando e modificando artisticamente ciò che lo circonda. Sempre che le sue probabili vesciche, unghie incarnite e tosse dalla tipica caratteristica malata non lo fermino sul più bello. Lo stesso vale per il sistema nervoso, così sensibile e pronto ad esplodere da rendere straordinariamente fragili uomini e donne tra i più sognatori dello zodiaco.
C'è un aspetto in cui comunque mi ritrovo particolarmente (e, no, non sono le unghie incarnite fortunatamente!): la coppia, l'amore, la sfera per così dire romantica. Masse di studiosi e luminari dichiarano che il Pesci ama, ama smisuratamente e senza secondi fini. Il problema che si pone è se si innamori in modo così appassionato di una persona in particolare o della sua idealizzazione. Sento fortemente la necessità di inserire il mio terzo 'bah' della giornata. Che a volte si rischi di portare le storie ad uno stato di drammaticità intensa sì. Non lo posso e non lo voglio negare. Punto i piedi e contraddico invece con veemenza il fatto che le donne Pesci abbiano un enorme senso materno. Beh, che c'è? Vorrà dire che sotto questo aspetto prevale il mio ascendente!
La frase più carina e motivante l'ho comunque trovata su un improbabile sito dai colori smorti. Direi anzi che è più una sentenza di morte dichiarare che "i Pesci tendono ad autodistruggersi essendo privi di autodifesa - contraddittori e incomprensibili - dall'enorme plasticità che li porta ad assorbire tutte le influenze esterne e a vivere quasi in simbiosi con il loro ambiente". Il loro ambiente. Hai detto niente.....

giovedì 25 agosto 2011

¿Hace mucho calor?

Ad ogni angolo qualcuno si lamenta di questo caldo, di quanto faccia aumentare la sofferenza/insofferenza nei confronti del mondo intero, del lavoro, della casa da tenere, il cane da portare fuori, il sole che batte, bevo acqua e poi la sudo...
Io, per la prima volta dopo anni, non me ne lamento. Sento di non essere in formissima, ma rispetto al passato, agli effetti devastanti e deprimenti che aveva su di me portando il mio corpo ad una sorta di stand-by che si manifestava con evidenti segni di squilibrio fisico e svenimenti sparsi, mi sento alla grande.
Nonostante il quotidiano mal di testa, la sonnolenza ad ogni ora del giorno e conseguente iper-attività notturna e soprattutto i guai che sto combinando, il mio corpo avrebbe potuto davvero rispondere in maniera peggiore a questa desiderata ondata di calore (da sottolineare che pareti e mobili non sono più un ostacolo per me, mi ci schianto volentieri, gli oggetti volano a terra divertiti e diverntenti come fossero protagonisti del gioco del mese, le parole escono sgangherate e scritte in piena dislessia).
Se la televisione mi riempie la testa con la frase "che mondo sarebbe senza Nutella", che peraltro io non condivido, perché mai io non potrei pensare che un'estate come quella di luglio, con piogge autunnali e temperature da brividi, sia stata uno scempio!? Che estate sarebbe senza il caldo?! Certo non invidio quei poveretti che tentano loro malgrado di avventurarsi nel centro di qualche città metropolitana, ma mentre io scrivo rinchiusa tra quattro mura, la maggior parte dei lavoratori ancora si gode il giovedì pomeriggio in spiaggia, tra freschi aperitivi, piacevoli bagni in mare e dormite sparse qua e là.
Ah, il mare.......
Dormite......
Zzzzzz.........
Sì, lo ammetto, un pò di sonno viene anche a me, in particolar modo in quel magnifico momento in cui l'arietta fresca decide di passarti più vicino del solito, mossa da una forza che la rende la tua migliore amica del momento. E' proprio lì che l'occhietto si fa piccolo e lucido, i sensi sembrano quasi perdere contatto con la realtà e poi.....poi ti accorgi di non essere nel luogo adatto per lasciarti andare e cerchi di tornare serio e attento, nonostante ormai il tuo corpo si sia fatto trecento volte più pesante.
Forse stavolta Apollo si è davvero ubriacato pesantemente, beato lui, lasciamolo dormire, sssssshhhh!!!

martedì 16 agosto 2011

SoC

Cos'è, COS'E' che vuoi?! Stai lì, mi guardi, mi stai sul ca***. Oddio, pure le campane, suono fastidioso, aspè', vado a chiudere la finestra. "E' mezzogiorno e tutto va........." male va, come vuoi che vada. Almeno i mezzogiorno di tanti anni fa li sentivo e pensavo 'sì! Ancora 5 minuti e l'ora è finita'. Ci si accontentava di poco all'epoca.
Il qui e ora è un pò diverso, vita precaria, ma che dico precaria, sono su un sottile filo che presto potrebbe spezzarsi e in più indosso quel paio di sandali speciali (messi 1 e dico UNA sola volta, occasione d'oro, 09-10.08.2010, rivelatasi una bufala) tacco 12 che brillano, ma non per questo mi fanno stare in equilibrio di più. A destra una voragine dentata, tanti piccoli e grandi spilli che vedevi sui veri punk degli anni settanta, a lambire un cono che si inabissa buio, cieco, inospitale; a sinistra fiamme fiammette fiammelle, di quelle che ti salvano nei pomeriggi invernali, ma non quando ti stanno direttamente a livello epidermide/capelli, pochi centimetri, che dico, millimetri, NO, fa male, brucia, muoio! Insomma dicevo, di qua e di là morte, caput, fine. Che poi, non siamo così tragici, ma sta ruota o si è inceppata, o il tizio che la gira è in ferie. Evidentemente avrà uno stipendio buono, chissà che torni rigenerato dalla vacanza e di buon umore.
Uff, telefonate, gente, blabla, mi disturbano e adesso non ricordo più cosa volevo scrivere. E mi sembrava fosse anche qualcosa di carino, ma boh.
Al pazzoide del piano di sotto oggi non devono aver dato tutte le medicine, oltre ai soliti rumorosi-fastidiosi sbadigli a frequenza regolare, stamattina si diletta in urletti e discorsi vari. Penso parli con la radio. In teoria lei almeno risponde.
Ho una valanga di pensieri ad infastidirmi il cervello, nemmeno uno decente su cui ci si possa soffermare. Certo che tra un pò dovrò venire a pulirlo io questo posto, bleah, inizia a farmi schifetto. 
Credo di sapere il perchè di questa iperattività mentale e conosco anche la soluzione, ma PER DIO, non è di facile azione, non per me, no, non qui, ma perchè?! Rimpiango certe giornate-serate-mattinate trentine, oh come ci vorrebbe uno di quei momenti, mi si stampa un sorriso sorrisoso solo al pensiero, a costo di uscirne con caviglie slogate, avere l'incubo che il berretto di babbo natale stia trasformando davvero chi ti accompagna al portone delle meraviglie, cetriolini sott'aceto alle 7 di mattina, osso-gomiti, la bottiglia che gira telecomandata e una voce. Una voce, ormai un pò incerta e dal volume basso, ma che felice apre nuovamente la finestra e vestita del suo solo suono urla a chicchessia "BUONGIORNO MONDO"!!!!!!!

domenica 31 luglio 2011

La pioggia

Mi chiedo perchè qui debba sempre piovere... Almeno una volta al giorno, in questo paese che tollero appena, mi ritrovo con il naso all'insù. A volte il cielo si presenta già di prima mattina come un immenso materasso grigio, uno spazio enorme denso di nuvole, o meglio di un'unica nuvola che non si disunisce mai da se stessa, creando una fastidiosa sensazione di pesantezza in chi la guarda. Altre invece, uscendo, ti ritrovi a chiederti come sia possibile trovarsi sotto l'acqua mentre sopra di te il blu fa continuamente capolino tra pannose coltri bianche.
Il risultato è comunque lo stesso. Pioggia. Pioggia. Pioggia.
Non so se altrove sia così, molto spesso mi dicono di sì, ma credo che le persone lo facciano solo per un pò di solidarietà nei miei confronti. Ultimamente infatti non ho trovato luogo dove sia successo.
Ci sono comunque delle giornate in cui tutto questo mi passa quasi sotto il naso nell'indifferenza più totale, lasciandomi intenta a lamentarmi di tutte quelle altre 'varie ed eventuali'; la maggior parte delle volte invece.....beh, la pioggia e la poca luce mi fanno sentire peggio, scavano nei pensieri peggiori erodendo quella poca buona volontà che ci metto quando provo a non scivolare nel buco nero. Cosa che ultimamente capita fin troppo spesso. E pensare che un tempo la notte e l'inverno erano i miei migliori amici....
Ad ogni modo domani si ricomincia. Di nuovo nel mio ufficio, di nuovo volti noti di un presente che non oso definire, in questa estate che sento e non sento, ma che quantomeno sto sfruttando. Dopo un anno e mezzo mi sono svegliata. Buongiorno Valentina, meglio tardi che mai, dicono.

martedì 19 luglio 2011

Venezia

Venezia è magica e l'ho sempre sostenuto. Venezia è sogno, magia pura e mi conquista ogni volta, appagando la mia vista ad ogni angolo, in ogni ora del giorno e della notte. Durante l'ultima visita però, nonostante io abbia ancora una volta vissuto tutto questo, la città mi si è presentata in modo completamente diverso dal solito, intrigante e soddisfacente, senza secondi fini o aiuti esterni.
Da quando è comparsa all'orizzonte, accarezzata da una luce bianca e poco nitida, dai contorni non ben definiti, la città eterea e quasi irreale ha provocato in me la solita reazione: immagini e ricordi si sono disegnati immediatamente nella mia mente scontenta, momenti di felicità così rari da tenere nascosti a chiunque, da conservare gelosamente come una mamma fa con i suoi cuccioli, momenti intensi, ma ormai così lontani... Venezia, con i suoi ponti e le sue calli, i canali zeppi di gondole e barche di ogni genere; Venezia, con la sua multiculturalità, lingue e bocche che si mescolano in un costante vociare, che si uniscono alla maestosità della sua cultura, dei suoi colori e dei materiali, ammasso di contenuti provenienti da lontano, che raccontano episodi di vita, di varie vite, da un tempo immemore.
Sabato ho visto Venezia da un'altra prospettiva. Ho percorso le sue strade, fluttuando sull'acqua, poca pietra delle sue calli sotto i miei piedi, zigzagando tra i canali, passando per una volta non sopra, ma sotto i ponti, fotografando chi mi fotografava, portando con me istantanee di vita di un altrui che viene da chissà dove, trascinata in uno dei millesimi di secondo della mia esistenza in chissà quale luogo, qui o lì, destra o sinistra, su o giù.
L'acqua, si torna sempre a lei, così pericolosa e degna del più alto rispetto, un sollievo che può farsi tremendo letto di morte, vitale, inquietante spianata colorata di freddo, che avvolge turbolenta e a volte sorniona le case, i monumenti, lavorando, allontanandosi per poi tornare sempre, fedele, sospetta.
Impressionante il numero delle barche intente a girovagare nei dintorni di San Marco, del ponte votivo, in attesa di quella festa tanto cara ai veneziani, il Redentore che celebra la loro liberazione dalla peste. Niente fuochi d'artificio per noi, niente partecipazione ai festeggiamenti: le isole e i loro meandri avevano già sortito l'effetto sperato, tra fronde ombrose e riposanti, cibi e bevande soddisfacenti e la pace che per un tempo determinato è riuscita a regnare dentro di me, dopo tanti, troppi giorni di sofferenza interiore.
Venezia, croce e delizia della mia anima; Venezia, una finestra aperta su San Marco, un letto, uno specchio, un vino buono, il mercato, l'attesa, il treno, una speranza, la vista che si perde lontano...

giovedì 14 luglio 2011

Acqua

L'acqua può creare rumori davvero diversi tra loro, suoni che portano le persone a naturali disegni interiori capaci di generare altrettanti pensieri e stati d'animo.
Al momento fuori la pioggia cade con furore, alimentata nella sua forza dal vento. Sbatte violentemente a terra a goccioloni, quelli che ti fanno quasi male sulla pelle, quelli che sembrano portare litrate d'acqua compresse in pochi millimetri, quelli che ti sorprendono sempre nel bel mezzo di un giro in città, quando l'ombrello proprio non ce l'hai, quel piccolo ombrello comprato esattamente per occasioni come questa, ma che al momento del bisogno è sempre nell'altra borsa. Dal sole cocente di stamattina siamo passati in pochi minuti ad un grigiore malinconico e la luce bianca che irritava gli occhi si è trasformata in buio spento.
Ovviamente riallacciarsi ai ricordi del meraviglioso mare della Puglia è un tutt'uno. Lì l'acqua non scendeva dal cielo, ma stava ben radicata a terra, metri di splendore cristallino sopra sabbia morbida e multicolore.
Ci sono stati giorni in cui la bonaccia faceva sembrare il mare una tavola liscissima, increspata soltanto dai salti di qualche pesciolino, mentre dall'alto delle calette gli occhi si tuffavano metaforicamente nel blu più intenso, che man mano sfumava in mille cromatismi differenti, creando giochi di luce e di colori che nulla invidiano alle spiagge tropicali; in altri momenti, la tramontana ha poi soffiato così vorticosamente da creare onde perfette per il wind- e il kite-surf: spruzzi di acqua salata che raggiungevano i più alti scogli, a rendere quella piscina  naturale il posto più adatto per i salti e le sfide alla schiuma bianca, che impavida ti raggiunge ovunque, travolgendoti con forza. Quella era l'acqua che mi piaceva, che mi piace, da sfruttare di giorno come refrigerio, da ammirare di sera con quella lieve punta di malinconia, mentre ammaliato punti lo sguardo sul movimento continuo delle correnti, nell'attimo infinito in cui il sole scende e regala luci e ombre sempre nuove, sempre toccanti. Il mare, con il suo suono spaventosamente ipnotico, la sua calma e la sua potenza, il suo fascino irresistibile, che a volte si rende necessario.   
Dicono che ad alcune persone con predisposizione alla negatività il mare faccia male. Io, nonstante tutto, ci sono andata, ho tentato di farmi consolare da lui, mi sono fatta a lungo abbracciare e cullare e per alcuni momenti sono riuscita a non pensare, a godermi il momento che lui mi regalava, immenso, avvolgente. 

mercoledì 13 luglio 2011

Shopping compulsivo

Ieri ho letto un articolo che mi ha colpito molto, parla dei tongo-tongo dell'LRA (Esercito della Resistenza di Dio) e del clima di terrore che creano al loro passaggio, con rapimenti, stupri e violenze di vario tipo. Oggi però, pur pensandoci, non riesco proprio a non sentire una tristezza ammorbante che mi pervade pian piano, un dolore che si concretizza nel fisico, completamente indipendente da questa devastante realtà che mi è stata portata agli occhi. Così, con grande egoismo sento il bisogno di sfogare qualcosa di mio, di terribilmente meno importante e più frivolo rispetto a quel mondo violento e crudele che ogni giorno sono tenute ad affrontare quelle donne in primis.
Eppure va così.
Sono così lunatica. Lo sono sempre stata, ma da qualche tempo (e potrei specificare giorno e mese) la mia mente ha subito un grosso cambiamento, diventando decisamente labile, sconnessa, suscettibile e sensibile. Questa situazione che sto vivendo, in tutta la sua assurdità, mi porta a tirar fuori la parte più 'femmina' del mio Io e tra le altre cose, mi ritrovo, come oggi pomeriggio, a fare shopping, nel mio vestito bianco che in ufficio hanno soprannominato Chanel, capelli raccolti, ciabattine con fiocco nero, camminando un pò alla Carrie (peccato che il confronto Belluno-New York proprio non tenga..). Vestiti, borse e soprattutto SCARPE, SCARPE, SCARPE. Ma addirittura accessori e tutta quella serie di cose che non ho mai sopportato!
Cerco di non pensare, di sfogare in altro tutta la rabbia e la frustrazione che ho dentro, ma ogni angolo porta con sé un ricordo e solo gli occhialoni scuri nascondono i lucciconi che si formano agli occhi. Mon dieu, chi l'avrebbe mai pensato di arrivare qui?! Così?! Perchè!?
Intanto i giorni passano e pur non rendendomene conto spero che il mio inconscio si stia allontanando, se ne stia facendo una ragione e che un bel giorno non troppo lontano, svegliandomi, mi faccia dire che sto bene di nuovo, che il male è passato.
E' l'unica soluzione possibile.... Unfortunately.

martedì 12 luglio 2011

La Tommasina

E' davvero bella lei. I suoi occhi verdi sembrano sempre truccati, una linea nera che accompagna il contorno allungato, in una forma che le da un non so che di orientale e elegante; si muove lentamente, spostandosi sinuosa da una casa all'altra. Ti viene voglia di toccarla, sembra così morbida, da tenere vicina, da abbracciare, da accarezzare, anche a letto, anche quando fa troppo caldo.
A fronte del mio infinito odio per i peli che colonizzano i corpi degli esseri umani, la Tommasina mi fa impazzire, tutta pelosona e cicciottosa: il suo manto bianco sembra panna montata, mentre il grigio che accompagna parte delle sue zampine e della sua schiena somiglia a seta preziosa.
Mi hanno detto che sta male la micia formaggina. La chiamo così e in mille altri modi diversi, sempre nuovi, in base a quello che mi ispira al momento, tutti vezzeggiativi che me la fanno sentire un pò mia, anche se non lo è, anche se difficilmente si fa avvicinare, anche dalla sua padrona. Silvestro, suo fratello bianconero, l'ha lasciata sola l'anno scorso, ammalatosi prima di lei, ad un'età tutto sommato rispettosa per i gattoni domestici, ma che per me, e probabilmente per lei, è stato comunque troppo presto.
La Tommasina potrebbe non farcela e a me si stringe un nodo alla gola se penso di non vederla più rotolare felice nel prato fresco d'estate, saltellare come una pazza nella neve, balzare con una leggiadria e una forza invidiabili sui cornicioni di casa sua.
La Tommasina è bella e a me strappa sempre un sorriso, anche nei momenti più bui, anche quando piango a singhiozzi nella mia terrazza e lei passa dandomi un'occhiata ammaliante. E' lì che ricambio il suo sguardo, ci fermiamo un momento a scrutarci, in silenzio ed è allora che penso a quanto un animalino possa a volte ridarti la felicità, regalarti un motivo in più per svegliarti al mattino, anche solo per potergli fare una carezza e sentire che il mondo può essere anche morbido ogni tanto.
Vivi Tommasina, fallo anche per me!

lunedì 11 luglio 2011

Lo spiraglio della morte

Parlavamo di morti in montagna, prima. E' stato un vero massacro ultimamente.
Ieri invece si è spento durante una gara Georg Plasa. Stava correndo, presumibilmente sul suo potente BMW che così tante volte mi ha fatto portare le mani alle orecchie, esagerando il gesto che ti fa capire quanto rumore potesse fare quell'auto bianca e blu quando passava, potente e veloce più delle altre. Ciao Georg, lasci tutti con un pò di amaro in bocca, ma sono sicura che nella tua vita avrai detto almeno una dozzina di volte a qualche tuo amico di voler finire là il tuo tempo, in auto, in gara, sulla strada. La Tua vita.
Il mio medico da parte sua se n'è andato sabato scorso, colpito tra i monti da una roccia staccatasi da un costone. Negli occhi ho ancora le parole di quell'amico che condivideva con lui quest'esperienza e quest'emozione, "se dovessi morire vorrei fosse in montagna". E così è stato. Tra i panorami che lo facevano sentire libero e forse completo, prima di tornare ad un tran tran che ormai rende tutti piccoli automi in preda alla follia quotidiana; ha detto addio a questo mondo, tuffandosi da qualche altra parte, un luogo 'altro', dove magari in montagna ci vai lo stesso, ma non c'è più il pericolo di soccombere, dove non devi gridare al tuo amico di spostarsi, dove la fatica è divertente e non senti il peso della pressione. Un luogo che ti porta sempre a sentirti vicino alla tua interiorità, sereno, in pace, dove il tempo che presuppone un prima, un adesso, un dopo non esiste più. Niente più minuti contati prima di tornare a casa, al lavoro, da chi non vogliamo vedere, a fare quello che non ci piace affrontare, ma che siamo obbligati a sopportare, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione. 
Mi sono fermata un momento e ho provato a pensare dove vorrei essere io quando tutto cambierà volto. Credo di non saperlo ancora. Forse più che dove, la scelta potrebbe ricadere su un chi, qualcuno da avere vicino e che non ti faccia scappare da sola. Ma in questo momento, l'unica persona che vorrei accanto in un istante così importante, in un climax così potente, sarei io. Io e io soltanto, la tranquillità di avere me stessa vicino, conosciuta e sconociuta figura che mi sorregge e infastidisce in ogni ora del giorno. Ma che mi vuole bene. Almeno posso pensare potrei farcela ad avere amor proprio arrivata a quel punto, vedendomi in condizione di lasciar dietro le spalle anni di auto-soprusi.
Non ho paura. Si tratta di me, finalmente di me soltanto. Nessuno scocciatore a fare domande, nessuna canaglia a rubarti i sentimenti, niente di niente, sarà solo il mio momento e per questo non ho nessun timore. La vita fa più male. La vita ti porta in alto per qualche attimo e successivamente ti sa disintegrare nel modo più crudo e perfido che esista. 
No, la morte non ti fa bella, come in quel vecchio e strampalato film, ma potrebbe rappresentare un finale entusiasmante dopo questo incidentato film. E una vita quaggiù, credetemi, a volte può anche farti sognare un telo nero, che scende pesante. E non ci sei più. 

domenica 10 luglio 2011

Vento, tanto vento

Mi chiedo cosa faccia sì che le persone detestino il vento. Io lo apprezzo, lo sento vivo su di me. La sensazione che mi regala l'aria intensa che passa sulla mia pelle sensibile mi rende sicura. Sicura che tutto va e viene, tutto può cambiare. E, per una persona a cui le cose non stanno andando nel migliore dei modi, questa è una soddisfazione che solleva dai fin troppi pensieri deleteri.
Potesse il vento disperdere tutto il male che sento dentro, potesse rubarmi i ricordi di esperienze vissute con chi ora non è più accanto a me, chi in verità non lo è mai stato con il cuore, potesse lavar via i sentimenti che intensificano il mio battito del cuore.. Un pò credo lo faccia, a volte si insinua dentro di te e sembra poter leggere quello che sta dietro i capelli che sbattono contro il viso, dietro gli occhi semichiusi, dietro i vestiti svolazzanti.
Adoro guardare dalla strada le centrali eoliche. Le vedo una volta all'anno quando riesco, ma mi affascinano terribilmente. Rapiscono il mio sguardo per chilometri, distogliendolo da qualsiasi altra  forma di bellezza naturale o artificiale che sia. Hanno quel non so che di maestoso, nella loro dimensione importante e nel loro movimento circolare e perpetuo. Girano, girano, girano, senza fine e senza mai stancarsi, grate anche loro a quel vento che le supporta e le agevola, fiere e senza ostacoli nel loro raggio d'azione.
Forse le invidio un pò; vorrei essere una sorta di centrale eolica umanizzata, che grazie all'aiuto di qualcun altro riesce a percorrere il tempo che la separa dalla fine senza paura e senza sforzo inutile, in un valzer di azioni e reazioni che agevolano entrambi, rendendoli necessari uno all'altra, unendoli in un vortice infinito.