martedì 31 gennaio 2012

Winter

Fa così tanto freddo che a tratti mani e piedi diventano fastidiosi arnesi inservibili, protuberanze doloranti che fai fatica a maneggiare, un qualcosa 'in più' in quel corpo che sembra aver perso mobilità e linfa vitale.
Eppure pago anche il biglietto!
Oh sì, 12 euro ben spesi, o forse tali sarebbero se dentro lo stadio mi potessi accomodare su di una morbida poltroncina, togliendomi la giacca, godendomi lo spettacolo in piena tranquillità. (Possibile?!)
Invece no. Spendi 12 euro, entri (ma ti sembra di uscire), pigli un sacco di freddo, urli in modo sconclusionato, insulti pure qualcuno, ti arrabbi e istighi i giocatori allo spargimento di sangue, esultando ai goal, applaudendo alla carica più potente delle altre, quando senti quel sordo rumore 'TUNG' di due giocatori che si accartocciano alla paregana, mani in faccia e stecche alte, mentre i tifosi più scalmanati, solitamente i tuoi vicini di scampagnata, si affannano sugli spalti tra urla, striscioni e gestacci.
Sì, questo è l'hockey, uno sport per alcuni duro, ma così coinvolgente, fatto di finezze nei passaggi, velocità, dinamicità, prestanza fisica, abilità nel coordinare tanti movimenti in un colpo solo, nel vedere a 360 gradi ciò che ti accade attorno pur all'interno di una divisa ingombrante e cicciona. Finisce che le azioni accattivanti, impetuose e l'entusiasmo del momento ti fanno dimenticare il freddo che stai patendo, il tremolio che lento ti sta colonizzando ogni centimentro di carne, in quei lunghi minuti che ti separano dalla fine, quei 20 minuti per tre tempi che invece di un'ora durano ogni volta un'eternità.

Poi arrivi a casa, ti getti sotto le coperte calde, soddisfatto di sentire il tepore che piano piano ti fa cadere in un sonno appagante. Il giorno successivo ti svegli, apri il giornale e scopri che i giornalisti hanno la rivelazione del secolo tra le mani: i tuoi occhi vengono così dilettati alla vista di pagine e pagine di articoli su quanto sia stato freddo, di quanto gelida sia la temperatura in questi giorni, righe piene di genialità, mani che pontificano su presunti metri di neve e si dilettano nelle più svariate statistiche. Sì, ok, fa freddo, c'è vento, lo sento anch'io tutte le mattine quando, berretto, guanti e sciarpa, esco di casa per andare a lavorare. Non mi occorre leggerlo sul giornale. Né tantomeno sapere quanti gradi in meno mi aspettano fuori dalla porta di casa il giorno seguente. Di certo mi mette soltanto di malumore il pensiero di dover attraversare un paese e una città battendo i denti, con gli spifferi che si insinuano da ogni pertugio, ma mica posso chiamare l'ufficio piagnucolando che voglio rimanere a casa perchè fuori fa tanto freddo! In particolar modo perchè, se non ce ne fossimo accorti, siamo in pieno inverno. Il pranzo di natale l'ho passato guardando stralunata da un finestrone un enorme prato verde che sembrava sorridere alla primavera. Altro che slitte, lucine colorate e fiocchi di neve che scendendo dal cielo biancastro danno vita ad immaginari pacchi regalo addobbati (li vedevo solo io!?).
Anch'io vorrei essere al mare, in California, a Zanzibar, AL CALDO. But this is our life.

mercoledì 18 gennaio 2012

Fatti quotidiani

Mi scivola. E' questione di pochi secondi.
L'adrenalina sale impetuosa, i pensieri si raggruppano e intrecciano assieme senza ordine. Movimenti scoordinati, un rantolo soffocato, poi un rumore sordo ma penetrante e, d'un tratto, milioni di impercettibili pezzettini di vetro si espandono per la stanza, infilandosi in ogni pertugio, saltando come cavallette impazzite. E' come un'esplosione improvvisa: un momento prima il tuo bicchiere è lì, tondo, solido, anche piuttosto simpatico alla vista, con i suoi disegnetti un pò opachi. Ce l'hai saldamente in mano, o così almeno credi. Poi più niente: materia scomposta, ingestibile e inafferrabile, come non fosse mai esistito. Lo guardi per l'ultima volta e non lo riconosci più, povero bicchiere che fu, incidentato per chissà quale distrazione, smembrato e smaterializzato. A testa bassa cerchi di fartene una ragione. Che fine triste e poco degna.

Succede anche con le persone. Succede o lo fai succedere.
Un momento prima c'è qualcuno nella tua mente, sulla tua pelle. E' presente, anche quando non c'è: ne senti l'odore, ne percepisci la presenza e l'elettricità che si porta dietro, quella scossa piacevole che ti attraversa le vene e i nervi al solo contatto, quando per caso ti sfiora nel bel mezzo della giornata, in un posto che perde di importanza, in un momento che assume tutta la rilevanza del creato. Poi capita qualcosa. Un qualcosa di molto poco concreto, o a volte di estemamente vero, una realtà che ti frantuma tutto quanto. Milioni di immagini e di ricordi spariscono come risucchiati da un buco nero di vergogna istantaneo, proprio come la pizza che stavi preparando quando il bicchiere è sceso un metro più in basso: istantanea, croccante, appetitosa....e mentre ti perdi nel profumo che esce dal forno ti ricade l'occhio su quella traiettoria invisibile compiuta dal tuo amato bicchiere, con quel suo ultimo metro rivelatosi fatale nella velocità della discesa, il tuo amico fragile e trasparente, l'unico a garantirti queste caratteristiche così rare! Torni alla realtà, i ricordi riemergono pallidi, coperti da un velo di incomprensione, smarrimento, che presto si tramutano in odio e disprezzo.  

Allora non ti resta che decidere di parlare con il tuo io più intimo, per non fare la fine del bicchiere, per tentare l'ultima carta disponibile, che non è la pietà altrui, come molti fanno, ma il discorso più convincente che tu possa fare a te stesso, nello sforzo di farti crescere e diventare forte, perchè in questa selva oscura è il più schifosamente audace a rimanere in vita, il più duro e risoluto vince, o resta semplicemente a galla. Nessuno vuole soccombere, nessuno vuole rimanere indietro, allora è lì che il tuo motore deve dare tutto, per poter sgasare in faccia agli altri, per riemergere dal fango che ti sporca.

lunedì 16 gennaio 2012

Just....LIFE ;)

Enjoy the power and beauty of your youth. Never mind. You will not understand the power and beauty of your youth until they have faded. But trust me, in 20 years you'll look back at photos of yourself and recall in a way you can't grasp now how much possibility lay before you and how fabulous you really looked.

You are NOT as fat as you imagine.

Don't worry about the future; or worry, but know that worrying is as effective as trying to solve an algebra equation by chewing bubblegum. The real troubles in your life are apt to be things that never crossed your worried mind; the kind that blindside you at 4pm on some idle Tuesday.

Do one thing every day that scares you.

Sing.

Don't be reckless with other people's hearts, don't put up with people who are reckless with yours.

Floss.

Don't waste your time on jealousy; sometimes you're ahead, sometimes you're behind. The race is long, and in the end, it's only with yourself.

Remember compliments you receive, forget the insults; if you succeed in doing this, tell me how.

Keep your old love letters, throw away your old bank statements.

Stretch.

Don't feel guilty if you don't know what you want to do with your life. The most interesting people I know didn't know at 22 what they wanted to do with their lives, some of the most interesting 40 year olds I know still don't.

Get plenty of calcium.

Be kind to your knees, you'll miss them when they're gone.

Maybe you'll marry, maybe you won't, maybe you'll have children, maybe you won't, maybe you'll divorce at 40, maybe you'll dance the funky chicken on your 75th wedding anniversary. Whatever you do, don't congratulate yourself too much or berate yourself, either. Your choices are half chance, so are everybody else's. Enjoy your body, use it every way you can. Don't be afraid of it, or what other people think of it, it's the greatest instrument you'll ever own.

Dance. Even if you have nowhere to do it but in your own living room.

Read the directions, even if you don't follow them.

Do NOT read beauty magazines, they will only make you feel ugly.

Get to know your parents, you never know when they'll be gone for good.

Be nice to your siblings; they are your best link to your past and the people most likely to stick with you in the future.

Understand that friends come and go, but for the precious few you should hold on. Work hard to bridge the gaps in geography in lifestyle because the older you get, the more you need the people you knew when you were young.

Live in New York City once, but leave before it makes you hard; live in Northern California once, but leave before it makes you soft.

Travel. 

Don't mess too much with your hair, or by the time you're 40, it will look 85.

Be careful whose advice you buy, but, be patient with those who supply it. Advice is a form of nostalgia, dispensing it is a way of fishing the past from the disposal, wiping it off, painting over the ugly parts and recycling it for more than it's worth.

But trust me on the sunscreen.
(The Big Kahuna)